Informazioni sul mondo di neonati e bambini

La quercia come simbolo della famiglia

sabato 14 febbraio 2009

Una mamma deve essere come un felino nel difendere i propri figli

Questa la storia di Stefania e di suo figlio, svoltasi nelle Filippine. E' il primo post con cui presenta il suo blog, dove racconta se stessa e suo figlio. Un blog che testimonia l'assurdità degli uomini-mostro:

Sul Messaggero di ieri, a firma Francesca Filippi, è uscito un articolo intitolato “segregata a Manila per amore di un orfanello”, dove si racconta la storia di Stefania Fedele, 49enne romana, una vita dedicata alla solidarietà, soprattutto verso i bambini, rimasta letteralmente per molti mesi in ostaggio di una giustizia, quella filippina, che troppo spesso è permissiva verso chi ha fatto del traffico e dello sfruttamento dei minori una vera professione mentre è implacabile con chi, in buona fede, commette un errore.

L'articolo racconta di come Stefania, arrivata nelle Filippine per aiutare i bambini delle favelas della capitale, trovi in un ospedale Enric, 7 anni, rimasto orfano di padre e di madre, di come tra loro sia stato subito amore, di come Stefania abbia preso questo bambino e lo abbia nutrito, allevato, fatto studiare (oggi Enric parla perfettamente inglese, italiano e filippino) e sottratto a quello che nelle Filippine è uno dei maggiori business, quello della prostituzione infantile.

Ma racconta anche di come, a causa di questo amore, Stefania si sia improvvisamente trovata in un mare di guai proprio con quella giustizia filippina per cui tutto è possibile ma non amare incondizionatamente un bambino.

E' Stefania stessa a raccontare quanto avvenuto ai cronisti del Messaggero che le hanno telefonato una volta appreso della storia, una storia che noi di Secondo Protocollo seguiamo quotidianamente ormai da molto tempo anche perché Stefania è una di noi, una preziosa collaboratrice nella lotta alla pedofilia e al traffico di minori.

In poche parole (ma la storia è un tantino più complessa) per poter iscrivere Enric ad una scuola, naturalmente filippina perché Stefania non lo vuole nella maniera più assoluta sradicare dalla propria terra, il bambino deve essere battezzato.

Enric non ha niente, nè un certificato di nascita, né un parente in vita che possa riconoscerlo, un essere praticamente invisibile, cosa assai frequente nelle Filippine e principale causa del dilagante traffico di minori. Così per iscriverlo a scuola alcuni religiosi della chiesa vicina all'abitazione di Stefania lo hanno battezzato con il cognome di Stefania. Nelle Filippine questo è perfettamente regolare, oltretutto l'operazione avviene alla luce del sole tanto che nell'ultimo censimento fatto dalla Stato Filippino Enric viene censito come “Enric Fedele”.

Di fatto il bambino risulta essere, dal certificato di battesimo e di nascita, figlio di Stefania.In effetti, come testimonia Franco Londei, presidente di Secondo Protocollo, che ogni giorno parla al telefono con Stefania e con Enric, il bambino considera la donna sua madre a tutti gli effetti, la chiama mamma, fa le marachelle per cui viene messo in castigo, non si addormenta la sera se Stefania non è li con lui, insomma ha un rapporto con Stefania equivalente (se non maggiore) a quello che un figlio ha con la madre naturale.

I problemi per Stefania ed Enric iniziano nel marzo scorso quando la stessa Stefania ha bisogno di una proroga del suo permesso di soggiorno e si affida ad un sedicente funzionario dell'immigrazione che si rivelerà poi un losco individuo, il quale cerca di incastrare Stefania, con la complicità della polizia, dopo averle consigliato di mettere Enric nel proprio passaporto. Lo scopo è il solito: estorcere denaro al ricco occidentale.

Viene organizzata una vera e propria imboscata dove, ingenuamente, Stefania cade. La donna viene arrestata per falsificazione di documenti ma si ventila addirittura il traffico di bambini, accusa che comunque cade immediatamente.Non staremo a raccontare l'incredibile odissea che Stefania ha dovuto vivere in questi mesi, le spese che ha dovuto sostenere a causa di cattivi consigli, la segregazione che ha vissuto, privata com'era dei propri documenti.

Non lo faremo perché la storia è lunghissima e ricca di episodi censurabili, diremo solo che nel frattempo Enric ha continuato ad andare a scuola con risultati eccezionali, con pagelle che qualsiasi genitore sarebbe orgoglio di mostrare al mondo intero, che Stefania ha continuato imperterrita a occuparsi di quei bambini che come Enric non hanno nessuno e a denunciare quanto sta avvenendo nelle Filippine per quanto riguarda il traffico di minori e la pedofilia.

Lentamente la cosa si sta chiarendo e insieme a Stefania e alle autorità filippine preposte stiamo regolarizzando la posizione di Enric mentre grazie alla Direzione Generale per gli Italiani all'Estero diretta dalla dott.ssa Ermellin e all'ambasciatore Rubens Fedele, che ringraziamo sentitamente, anche l'ambasciata si sta finalmente muovendo nel modo giusto.

Nell'attesa che tutto si chiarisca Stefania sta predisponendo il progetto che vede Secondo Protocollo in prima linea nella lotta alla pedofilia e al traffico di bambini nelle Filippine, un Paese dove ci sono migliaia di bambini come Enric che non hanno nessuno e che per questo sono facile preda di persone senza scrupoli.

domenica 8 febbraio 2009

Tuo figlio è sicuro in macchina?

I bambini dai 0 ai 14 anni che si feriscono a causa di incidente stradale sono circa 11000 all'anno. Di questi circa 130-150 muoiono in seguito all'incidente.

Le statistiche mostrano che nella maggior parte dei casi i bambini deceduti in seguito a incidenti non erano assicurati con gli appositi sistemi di ritenuta. Questo significa che erano in braccio ai genitori, oppure dietro, ma in piedi fra i sedili anteriori invece che seduti e legati con la cintura di sicurezza.

Perché succede questo? Perché i genitori non fanno in modo che i bambini stiano seduti in macchina secondo le norme di sicurezza?

Le risposte sono molteplici.
Tra queste si può sicuramente ricordare la superficialità con cui spesso gli esseri umani reagiscono, quella che fa dire "a me non succederà", "guido talemente bene che è inutile che ti metti la cintura", o semplicimente non ci si pensa, al peggio.
Peccato che spesso gli incidenti non dipendono dal guidatore, che a volte ci si può distratte anche se si è un pilota da formula1, e che la frase "a me non succederà" non è basata su niente di concreto, ma deriva da pensieri ed emozioni che non si basano sul reale.
E, l'incidente è in agguato.

Un altro motivo, riguarda alcuni neogenitori, specialmente le mamme, che nei primissimi anni di vita del bambino pensano che tenerlo stretto a se stesse sia la migliore delle protezioni da dare, e in virtù di questo pensiero, sentirlo piangere perché messo nel freddo seggiolino diventa insoportabile. In un certo modo queste mamme non hanno torto. Esse, nei primi anni di vita del neonato, hanno particolarmente attiva una memoria antica, istintuale, quella secondo cui anche gli scimpanzè si tengono i figli aggrappati al pelo, al proprio corpo, addirittura anche quando combattono, perché l'istinto gli dice che devono fare così per proteggerlo.
Purtroppo però, non viamo più in un "bosco" e le macchine, prodotto del "progresso" hanno il ruolo di plasmare il cervello, di farci dimenticare chi eravano e quanto siamo uniti alla natura e, così, le mamme devono combattere contro il naturale istinto che fa pernsare che il proprio corpo sia la migliore protezione per i figli.
Perché andare contro l'istinto? Perché l'incidente è in agguato.

Il seguente video che riporta cosa succede con un impatto a 50 km/h, dove nè la mamma nè il bambino sono legati con la cintura.



In seguente video, invece, fa vedere cosa succede ad una mamma, con la cintura di sicurezza, e al bambino che ha in braccio. (nel video le braccia della mamma non reggono il bambino, ma non pensate che sia perché è un fantoccio e non ha l'uso delle braccia, succede anche se si pensa di poter tenere saldo a sè il bimbo).



Quando i bambini possono stare sul seggiolino, vale la pena combattere il proprio istinto, sopportare il pianto e magari fare in modo che non si slacci dalle cinture se riesce in tale impresa.
Quando i bambini sono più grandi, devono star seduti nei sedili posteriori con le cinture. spesso invece sono in piedi, tra i sedili anteriori: posizione pericolosissima in caso di incidente. Non fateli stare così! Ne va della loro vita.

I genitori che mettono il proprio bambino nel seggiolino sono più numerosi rispetto al passato. Facciamo in modo che diventino ancora più numerosi.


domenica 1 febbraio 2009

La Vita

La vita è un'opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è ricchezza, conservala.
La vita è amore, godine.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un'avventura, rischiala.
La vita è felicità, meritala.
La vita è la vita, difendila.
(Madre Teresa di Calcutta)




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